Cosa significa lavorare a bordo di una nave da crociera
In nave, ognuno lascia la propria identità nel paese di origine, tutti diventiamo un numero, una matricola, un codice di riconoscimento, divise che camminano con un magnete giallo sul petto.
Io sto lottando per essere sempre Laura, sto cercando di distinguermi dalla divisa che porto, di mantenere la mia identità, ma non si può.
Non posso mangiare alle 13.35 se il pranzo è fissato all’una e mezza, non posso mangiare da sola, posso bere solo un tipo di acqua che non ha sapore, perché in nave non entrano liquidi esterni, non posso bere la mia tisana serale in cabina, non posso fumare quando voglio e tante altre regole.
Se non si è abituati, tutto questo fa paura e penso che se tutti qui sopra pensassimo a cosa siamo privi succederebbe un casino, ma dopo un po’ ti abitui e non ci fai caso, passa alla normalità la privazione delle nostre libertà personali e la perdita d’identità.
Il mio primo imbarco su una nave da crociera è stato per il ruolo di fotografa, avevo mille sogni e tanta energia, non avrei mai immaginato però il compromesso che c’era da accettare per poter lavorare qui.
La semplice libertà.
Non appena mi fermo un attimo e mi estraneo dal vortice della quotidianità penso a tutte le storie che ci sono dietro questi ragazzi che lavorano sotto coperta o nei bar e ristoranti o di pulizia nelle cabine passeggeri 20 ore al giorno.
Loro sono sempre con il sorriso, non importa se non parli la loro lingua, molti di loro sono filippini o latinoamericani o asiatici, tra inglese e italiano ci capiamo, siamo tutti sulla stessa barca! Vedi la storia di José.
VITA DA NAVE
D’altronde, come si può descrivere la vita in nave, prima di salire a bordo?
Durante il corso di formazione dovresti imparare tutto o quasi sul lavoro che dovrai svolgere, per qualsiasi tipo di mansione c’è un periodo di full immersion di informazioni tecniche e non da imparare.
Il mio è stato di un mese, ci hanno spiegato prima la storia di Costa Crociere, poi la vita a bordo, il comportamento da adottare, le tecniche di fotografia, le tecniche di vendita e marketing, con tanto di spettacolini teatrali, cabaret o monologhi per simulare una vendita ai clienti più puntigliosi e in ultimo i brevetti di salvataggio, sicurezza, antincendio e primo soccorso.
Spremuta d’informazioni a 20 giovani tra i 20 e i 40 anni, di ogni estratto sociale, di ogni parte d’Italia e tra questi c’ero anche io che ho saputo della selezione il giorno prima della scadenza del bando di concorso.
Ci sono, sono tra le 20 persone scelte dopo tre selezioni scritte e una orale.
Mi hanno dato una valutazione più o meno bassa, per il mio comportamento in classe, dicendomi che non partecipo abbastanza alle scenette finte di finta vendita a finti clienti, di avere il grave problema di essere troppo trasparente e di far capire quello che penso troppo apertamente.
BENE, SI COMINCIA! SHOW MUST GO ON!
Imbarco il 2 settembre 2010 a Kiel, in Germania del nord a confine con la Danimarca per fare il giro dall’Inghilterra ed entrare nel Mediterraneo dove staremo per cinque mesi e più per delle crociere settimanali.
La vita in nave è un altro mondo, vivi li, lavori li, mangi li, dormi li.
Ci sono regole severe e per ogni tipo di eventualità ci sono procedure da rispettare, l’organizzazione è al primo posto. Durante la mia prima settimana d’imbarco il training è stato quello d’imparare il proprio punto di ritrovo in caso di emergenza, imparare dove e come si deve riunire l’equipaggio e i passeggeri, quanti salvagenti ci sono, di quanti tipi, dove sono le scialuppe di salvataggio, quante sono, che cosa c’è all’interno.
A ogni membro dell’equipaggio viene assegnato un ruolo e per ogni crociera che inizia dobbiamo fare le simulazioni di emergenza obbligatorie con i passeggeri, quindi se ci sono crociere da 4 giorni, farai la simulazione ogni 4 giorni, sempre uguale, la stessa cosa di continuo per minimo 6 mesi di contratto, sempre il giacchetto giallo addosso alla divisa per ogni santa crociera.
SO ANCHE DOVE VA A FINIRE TUTTA LA merda DEGLI SCARICHI DI TUTTA LA NAVE…IN MARE!
Ovviamente dopo essere stata depurata e pulita e non so bene cosa, ma sempre in mare va a finire, come il cibo, triturato.
Tutto ha un suo spazio, ogni cosa ha il suo nome, etichetta, procedura, ogni persona ha una sua divisa, un suo “name tag”, la bandierina del paese di provenienza e la lingua che parla, ognuno è un numerino tra i tanti, ogni persona ha un sorriso da far brillare al guest.
Si chiama guest e non passeggero o cliente, ma solo guest.
I guest, clientela della fascia di età tra i 60 e i 120, anni vengono in crociera per passare le loro ultime ore di vita in nave, sono decrepiti, vengono con il bastone però poi vorrebbero capire come si arriva al ristorante del ponte 4 passando dal ponte 5.
Proprio ieri mattina ho scoperto che c’è stato un altro decesso, mi dispiace, non si sa niente delle morti che avvengono in nave, ma ho scoperto tutta la procedura che c’è dietro… un casino, era una signora che aveva 3000 respiratori, 3000 medicine da prendere, 30000000 anni, ma voleva fare la vacanza in crociera…
Eccoci qui, un altro spettacolo da iniziare, sorriso in faccia e in culo alla balena!